Le ferite della Storia nella trilogia poliziesca di Roberta De Falco
Al mio debutto, nel 2013 con Nessuno è innocente, Alessandro Mezzena Lona del Piccolo ha voluto accostare il mio modo di raccontare ad Agatha Christie, malgrado la fascetta la lanciasse come la ‘Fred Vargas’ italiana.
E in effetti, a leggere i primi quattro casi del commissario Ettore Benussi della Mobile di Trieste e della sua squadra - Nessuno è innocente, Benussi e la silenziosa Ada (solo in ebook), Bei tempi per gente cattiva e Il tempo non cancella, pubblicati tutti da Sperling&Kupfer – più che un clima di perenne malumore e disincanto - che sembrano essere la cifra stilistica della giallista francesce - si respira subito un’atmosfera d’altri tempi, lontana anni luce dalla predilezione di questi ultimi decenni per storie fosche e degradate, popolate da psicopatici, spacciatori, pedofili, serial killer, politici laidi e corrotti, i quali, a loro volta, vengono inseguiti e arrestati per di più da investigatori solitari, disincantati e asociali.
Più che il sangue, la violenza e i colpi di scena cruenti, infatti, personalmente prediligo - proprio come la più celebre Signora in Giallo della letteratura - i risvolti psicologici delle persone apparentemente normali, i lati nascosti del loro carattere, le ferite invisibili, i rancori mai sopiti, capaci di esplodere, anche a distanza di anni, in gesti imprevedibili. Ferite che, nello specifico di questi tre thriller (Benussi e la silenziosa Ada è un‘eccezione, essendo un racconto breve che anticipa i personaggi de Il tempo non cancella) hanno spesso radici in tragedie della Storia con la S maiuscola.
Trieste è la città perfetta per ambientare questo tipo di vicende. Una città bellissima, carica di cultura e di storia, attraversata da drammi più grandi di lei, che l’hanno segnata nel profondo. Per decenni, Trieste è stata la frontiera tra Est e Ovest, vale a dire tra l’Impero comunista e l’Occidente. Ma è anche stata l’unica città, in terra italiana, ad ospitare un campo di concentramento nazista, la Risiera di San Saba, oltre ad aver accolto molti profughi dell’esodo giuliano dalmata, dopo la seconda guerra mondiale, e aver vissuto da vicino il massacro della guerra dei Balcani. Uno scenario ideale per raccontare delle storie che nascondono al loro interno le ferite della Storia con la S maiuscola.
Nel primo caso che il commissario Benussi risolve, Nessuno è innocente, la Storia è presente sotto forma di una villa sottratta con l’inganno nel 1944 a una famiglia di ebrei triestini, internata prima alla Risiera di San Sabba e poi ad Auschwitz. La morte dell’anziana proprietaria della villa, Ursula Cohen, a sua volta ebrea, scatena una girandola di rancori, inganni, vendette e segreti inconfessabili che sembra voler dar ragione al titolo del libro. Nessuno dei personaggi coinvolti in questa storia, infatti, può davvero considerarsi innocente. A fare da filo conduttore, e ad accendere la curiosità del lettore sul passato, sarà una lunga lettera – che inframezzerà lo svolgersi delle indagini – scritta dall’unica supersite della famiglia sterminata ad Auschwitz a una misteriosa nipote, la cui identità verrà svelata solo alla fine.
Nel secondo thriller, Bei tempi per gente cattiva, uscito nel maggio del 2014, l’ombra scura che avvolge l’intera storia – che ha come centro la misteriosa scomparsa della moglie del commissario Benussi – è quella della recente guerra dei Balcani. Da uno scambio di lettere fra un Romeo e una Giulietta bosniaci, lui musulmano e lei serba, vivremo infatti in prima persona l’escalation del fanatismo etnico che ha insanguinato per quattro lunghi anni la ex Jugoslavia negli anni 90 del secolo scorso, costringendo i due ragazzi a separarsi brutalmente, pur aspettando un figlio. Quel figlio che sarà poi allevato da una zia croata, in Italia, e che crescerà ignaro delle sue origini fino al giorno in cui scoprirà, quasi per caso, il dramma che hanno vissuto i suoi genitori. Da quel momento il suo unico scopo sarà quello di stanare il boia - che si nasconde a Trieste sotto falso nome - che ha causato la morte di suo padre e di sua madre, e ucciderlo.
E’ una storia cupa, invernale, sofferta, senza un omicidio all’inizio. Una storia che forse può far storcere il naso ai lettori doc di thriller, perché contiene una parte privata non indifferente, che riguarda proprio il difficile momento vissuto dal commissario Benussi, con la sua inaspettata riscoperta dell’amore coniugale e lo spinoso rapporto con la figlia adolescente Livia, ma che tiene con il fiato sospeso fino alla fine.
Il terzo episodio della serie, Il tempo non cancella, è forse ancora più anomalo e spiazzante dei primi due. Anche in questa storia, estiva e ariosa, il (tentato) delitto arriva solo a metà libro, rompendo le regole nascoste del racconto investigativo classico. C’è, è vero, il ritrovamento di un misterioso cadavere senza nome, ma pure questo accade tardivamente, in concomitanza con l’aggressione subita dall’anziano scrittore Ivo Radek – attorno al quale ruota tutta la storia - subito dopo aver ricevuto una laurea honoris causa dall’Università di Trieste.
In questo caso specifico la scelta è stata fatta per permettere al lettore di conoscere prima tutti i personaggi coinvolti, e soprattutto per ripercorrere – attraverso un’ennesima lettera che attraversa tutto il libro – la tragedia subita da Ivo Radek, nel 1947, quando con i suoi genitori era stato costretto a lasciare Parenzo, in Istria, dove era nato e che aveva sempre considerato la sua vera patria. La Storia con la S maiuscola, in questo ultimo libro, riguarda appunto il traumatico esodo degli istriani di lingua italiana dalle loro terre, dopo il trattato di pace di Parigi, che assegnò definitivamente l'Istria alla Jugoslavia. Ma non c’è solo questo, ne Il tempo non cancella. La laurea honoris causa all’anziano e celebre scrittore Ivo Radek, infatti, offre anche l’occasione per un divertente e divertito ritratto delle dinamiche editoriali di questi ultimi anni, fatta di rivalità e antagonismi, diplomazie e sottili ricatti.
Ho voluto scrivere gialli che, pur occupandosi di temi importante, spesso riescono a strappare un sorriso, grazie al tono leggero, divertito e brillante con cui vengono raccontati. Il commissario Benussi, ad esempio, è in eterna lotta con la bilancia e sempre alle prese con qualche nuova dieta, i suoi sottoposti, gli ispettori Elettra Morin e Valerio Gargiulo - che vivono una tormentata e fragile storia d’amore - sono spesso più bravi ed efficienti del loro superiore, suscitando i suoi proverbiali scoppi d’ira. I battibecchi tra loro non mancano, come non mancano scene più distese, i momenti di pausa, le storie ‘a parte’ che si sviluppano libro dopo libro - come quella di Elettra, adottata da piccola, che vorrebbe ritrovare la sua vera madre, e il rapporto difficile del napoletano e solare Valerio Gargiulo con la città chiusa e difficile che lo ospita – permettendo al lettore di illuminare dall’interno i personaggi fissi della serie, rendendoli familiari ed empatici, e creando una continua attesa del ‘caso’ successivo.
Roberta De Falco
Il tempo non cancella
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