Intervista a Ruby

Rubacuori, per tutti Ruby, è un cane meticcio come tanti, o forse no. Possiede un nome, una sorella quadrupede, una cuccia, una ciotola, un pallone arancione un po' sgonfio ma molto comodo, un documento con la sua identità, un guinzaglio rosso e uno nero. Eppure non è sempre stato così. Ruby ha vissuto otto interminabili anni in un canile senza mai uscire dal suo box. Ha conosciuto la fame, la sofferenza e la solitudine. Poi, un giorno, una famiglia lo ha finalmente adottato. 
E noi lo abbiamo intervistato...

Ruby, come passerai l’estate?
Come ogni anno vado un mese in montagna.
Ho lì un balcone che guarda su una bellissima vallata e mi godo il panorama per ore, in silenzio meditando sull'infinito. 
Ogni tanto andiamo nel vicino lago e anche lì mi scateno con la mente e le zampe correndo nei prati libero.

Com’era invece l’estate in canile?
Monotona. Calda. Senza sbocchi. Ne ho trascorse ben 8 in canile e non saprei distinguerle le une dalle altre perché erano tutte compresse in un'unica lunghissima giornata afosa e triste.

Qual è la tua vacanza ideale?
Quella che faccio ogni anno. Anche perché ho con me i miei umani e mi sento felice. Mi piace annusare gli odori degli altri animali che non si trovano in città: volpi, mucche, cani del posto.

Purtroppo l’estate è anche il periodo in cui alcuni bipedi spietati abbandonano i loro compagni a quattro zampe. Cosa vorresti dire a questi “umani”?
Vorrei dire che l'abbandono equivale ad una morte lenta. Che se non arriva fisicamente, arriva di certo nell'animo. Consiglierei loro di mettersi al posto di un cane abbandonato in una strada senza niente e nessuno. E vedere che effetto fa. 


E quindi, seguite il consiglio di Ruby: #NONABBANDONATELI