Intervista a Diego Galdino

Pubblicato il:
3 maggio 2018

Categoria:
Amici da incontrare

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Da poco in libreria, per Sperling, L'ultimo caffè della sera, il libro con cui Diego Galdino chiude il cerchio su una storia che ha fatto innamorare migliaia di lettori. E non solo in Italia.
Una dichiarazione d'amore bellissima, rimasta in attesa di risposta.
Facciamo un salto nel passato e ritorniamo a quel primo libro, a quel grande amore, a quella Roma che ci ha fatto sognare.
E ringraziamo Diego Galdino per aver risposto alle nostre domande...

Partiamo dall’inizio, con salto indietro nel tempo: quando e come ti è venuta l’idea del romanzo?
Ero a pranzo con la mia famiglia; sedute davanti a
me, avevo le mie figlie, notai tra loro un momento di grande complicità, ridevano tra loro spensierate, si vedeva lontano un miglio il grande amore che le legava. Ho pregato che potessero restare così unite per sempre e ho pensato a come sarebbe potuto essere doloroso per entrambe se non fosse andata così. A quel punto ho preso un tovagliolo di carta e ho buttato giù la storia di
Geneviève e sua sorella Mel che poi sarebbe diventata “Il primo caffè del mattino”.

“Il primo caffè del mattino” è stato un successo: che emozioni ti suscita rileggerlo a distanza di anni e sapere che continua a essere letto da tanta gente?
Di sicuro un successo inaspettato, almeno in queste dimensioni. Infatti mai mi sarei aspettato che sarebbe diventato una specie di Bibbia del caffè per mezza Europa e per tutti i paesi del Sudamerica. Per me l'emozione più grande è quando vengono a trovarmi al bar persone da tutti i paesi in cui il libro è stato pubblicato solo per farsi fare una dedica o per avere una foto con il sottoscritto. Presentarlo a Francoforte, Madrid, Varsavia, via Skype all'università del Guatemala, è stato stupendo: tra i momenti più belli e intensi che “Il primo caffè del mattino” ha saputo regalarmi.

Qual è il tuo personaggio preferito?
Sarebbe facile dire Massimo, perché credo che resti in assoluto il mio protagonista più autobiografico. Ma io scelgo Dario, il suo migliore amico e compagno dietro al bancone del bar. Anche perché l'ho perso da poco ed è stata davvero una grande perdita per me, per la mia famiglia, per il bar di mio padre.

Da poco è il libreria il seguito del romanzo: è stata una scelta maturata nel tempo o già sapevi che l’avresti scritto?
In realtà non sono un amante dei seguiti, ho sempre preferito scrivere storie autoconclusive. Ma negli ultimi due anni sono successe alcune cose nella mia vita che mi hanno cambiato profondamente. Come ho già detto, ho perso il mio Dario, per me un secondo padre, mio padre ha avuto un grave problema di salute che l'ha costretto su una sedia a rotelle e quindi lontano dal bancone che aveva condiviso con me per una vita. A quel punto sono rimasto da solo sia dietro al bancone che davanti, ho resistito due anni, ma poi sono stato costretto a cedere il bar che apparteneva alla mia famiglia da oltre cinquanta anni. Tutto questo mi ha convinto a scrivere il seguito de “Il primo caffè del mattino”, un libro che vuole celebrare un posto, delle persone, rendere leggendario l'ordinario... "L'ultimo caffèdella sera" è un tributo doveroso.

Cos’è per te la scrittura?
Un modo per evadere dal mio contesto quotidiano, una via di mezzo tra quello che pensava dei libri Umberto Eco ed Emily Dickinson. La scrittura è sicuramente una parte importante della mia vita, ma ancora oggi, malgrado il successo letterario, se mi chiedessero di scegliere tra leggere e scrivere, io sceglierei sempre leggere, perché io nasco lettore e morirò lettore.

Una classifica dei tre libri d’amore più belli che tu abbia mai letto.
Persuasione di Jane Austen
Le pagine della nostra vita di Nicholas Sparks
Il Cavaliere d'inverno di Paullina Simmons

Il primo caffè del mattino

Diego Galdino

Il primo caffè del mattino

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