Indoor [La versione del padre]

“Credetemi, io so come ci si sente a essere un outsider. Ho passato gran parte della mia vita ai margini. Sono nato in Persia - quello che adesso si chiama Iran - nel 1930, da genitori originari dell’Armenia: un cristiano in un paese popolato in gran parte di musulmani. Sono rimasto un outsider in America, dove sono emigrato senza un soldo, e senza sapere una parola d’inglese. Ho continuato a esserlo, quando i miei figli iniziarono a giocare a tennis a livello agonistico. Per i genitori degli altri ragazzi ero un orrido piccolo borghese armeno, uno venuto da Teheran per lavorare in un casinò di Las Vegas che aveva l’ardire di spingere i suoi figli ad affermarsi in uno sport riservato ai ceti sociali più alti. Comunque, ce l’ho fatta.”
Mike Agassi – Indoor
 
“Imparai molto allenando Rita, Phillip e Tami, così, quando il 29 aprile del 1970 arrivò Andre, io ero pronto. […] Col tempo ho scoperto che Andre non era solo il più talentoso tra i miei quattro figli, ma anche quello con più volontà. Lui lo desiderava. Voglio dire, non so se desiderasse davvero giocare a tennis o se il suo era soltanto il desiderio di non deludermi, ma ce l’aveva eccome.”
Mike Agassi – Indoor
 
La determinazione, l’ambizione, la volontà di Mike Agassi, il desiderio di riscatto sociale sono nelle pagine di Indoor - ora in edizione Pickwick -, in cui il padre di Andre Agassi afferma la sua verità in risposta a Open, l’autobiografia del tennista.
Per chi ha amato Open, Indoor è il punto da cui ripartire e capire. Leggere la storia di questo rapporto padre-figlio da un altro punto di vista è sicuramente un’occasione da non perdere. Perché Mike potrebbe davvero essere stato un mostro e un tiranno, come racconta Andre, ma la risposta di Mike a suo figlio potrebbe svelarci qualcosa di nuovo.