Giornata della Memoria: Cosa leggere per ricordare

Pubblicato il:
20 gennaio 2020

Categoria:
Pickwick da vedere

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“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”
Primo Levi
 


Il 27 Gennaio ricorre la Giornata della Memoria, anche noi la vogliamo ricordare con le parole degli scrittori che hanno affidato a pagine dense di emozioni le loro storie. L'orrore non si dimentica, e se non si riesce a dimenticare, bisogna provare a perdonare, secondo la grande lezione umana di Primo Levi.

Tra i testimoni più importanti ricordiamo Liliana Segre, la senatrice che da bambina fu deportata ad Auschwitz, e che tra le sue pubblicazioni possiamo ricordare FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERÀ, con Daniela Palumbo.
La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata. A tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione Centrale di Milano e sarà l'unica bambina di quel treno a tornare indietro. Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella. Poi ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare.
“Il mio impegno è tramandare la memoria, che in un mondo pieno di ingiustizie è un vaccino contro l'indifferenza.»
Questo è il messaggio che Liliana Segre vuole trasmettere ai giovani, un messaggio che li invita a non dimenticare la tragedia e l'orrore che è stata la persecuzione razziale, e che nello stesso tempo vuole essere un invito a non perdere mai la speranza.
 
OLGA WATKINS – OVUNQUE SARAI
“Mentre mi sistemavo lì, la prima sera dopo essere tornata a Zagabria, mi resi conto che, anche se avevo perso tutto – il lavoro, la famiglia e la casa – e non sapevo cosa fosse successo a Julius, ero più che mai determinata a trovarlo. Dopo quello che avevo passato, avevo tutto da guadagnare e più nulla da perdere.”

“Si fa quel che si fa per un motivo ben preciso.  Si fanno delle scelte, si decide il percorso e si segue la propria strada. Ma alla fine è il destino che sceglie la destinazione.”

“Chi ha detto che l’amore vince tutto si sbaglia. Può vincere molto, più di quanto riteniamo possibile. Può darci una forza straordinaria, una capacità di ripresa e coraggio inaspettati. Può darci una grande speranza e una felicità incantata, ma ci sono forze che sono invincibili. A volte, il nemico è troppo forte.”
 
MARK KURZEM . IL BAMBINO SENZA NOME
“Posso dirti solo questo: non bisogna pensare a come sopravvivere, ma sopravvivere e basta. Se cominci a pensare, è la fine”.
“Cercavo semplicemente di cavarmela nel migliore dei modi. Stavo zitto il più possibile, sempre. Non fui mai uno di loro, mai! Sapevo che non erano la mia gente, che erano degli estranei. Mi volevano bene, si prendevano cura di me, mi trattavano come uno di loro, ma io sapevo che cosa ero, anche se non sapevo chi ero.”

“Ero un bambino ebreo e questo voleva dire che dovevo stare in guardia, ogni istante che trascorrevo con loro. Non potevo rischiare di essere scoperto, mi avrebbero ucciso. Temevo per la mia vita, sempre e comunque. La paura era radicata in me.”

“I soldati lo avevano ‘salvato’, ma gli avevano rubato l’identità. Ripensai al film: il sottofondo musicale lasciava intendere che la vita della mascotte non fosse altro che un gioco, un gioco innocente; ma così non era: fuori dallo schermo incombevano minacce di morte.”

“Pensavo di essere padrone della mia vita, ma così non era. Il modo in cui sono sopravvissuto determina ancora la mia esistenza; tutto quello che posso fare è assecondarlo mantenendomi a distanza di sicurezza. Ma ne resto comunque incatenato. È come se in me ci fossero due persone: c’è Alex che tutti conoscono e c’è quello che nasconde un segreto. I due Alex devono imparare di nuovo a convivere.”
 
 Trudi Birger, Jeffrey M. Green – HO SOGNATO LA CIOCCOLATA PER ANNI
“[Io e mia madre] ...eravamo come due nuotatori sommersi da una piena. Ogni volta che una di noi andava sotto, l’altra doveva trovare la forza di tirarle fuori la testa dall’acqua. Era un po’ più facile per me, perché ero più giovane e più resistente.”

“Malgrado le condizioni disumane della vita nel campo di lavoro, malgrado la paura e la degradazione, la sofferenza fisica e la fame, ero ostinatamente attaccata alla vita. Lottavo per tenere alto il morale di mia madre, e non lasciavo mai morire la speranza dentro di me.”

“Non solo ci volevano morti, volevano torturarci, spezzarci nell’anima. Glielo leggevi in faccia che si divertivano a vederci soffrire. Facevano tutto il possibile per renderci le cose penose. Ecco perché ci affamavano ma non completamente, perché continuassimo a vivere fino allo stremo.”

“Quando accade qualcosa a qualcun altro, è terribile. Ma quando accade a te, il dolore non ti abbandona. Tu sei solo con la tua sofferenza. Nessuno, eccetto un altro sopravvissuto all’Olocausto, può pienamente comprendere quello che ci è successo. Questi ricordi non sono come degli indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell’armadio. Sono incisi sulla nostra pelle! Non possiamo liberarcene.”
 
GREG DAWSON – LA PIANISTA BAMBINA
“Sentii su di me gli sguardi e la benedizione di tanti poveri condannati. Fu come se mi sostenessero in aria al di sopra del pericolo, in modo che non mi accadesse nulla di male. Sentii il loro fervore e capii che non sarebbe mai morto. I nostri cuori erano uniti.”
 
“Zhanna conosceva istintivamente il terribile destino della sua famiglia a Drobitsky Yar, ma non ne parlò e non ci volle pensare. Quella vaga consapevolezza rimase chiusa in un oscuro recesso della sua anima: sacra, profana, intoccabile. Solo rimuovendo l’orrore Zhanna poté andare avanti come Anna Morozova per esaudire l’ultima richiesta di suo padre… «Vivi!»

“Mi rendevo conto che probabilmente era l’esecuzione meno accurata della mia vita. Ma il sapere che il concerto era una celebrazione mi diede la forza di continuare a suonare, in totale sintonia con i miei ascoltatori. Ero lì con loro, viva, insieme a mia sorella, le loro orecchie erano le mie orecchie e sentivano la voce di Beethoven. L’orrore creato da Hitler era stato sconfitto. Non importava nulla se per una volta l’esecuzione non era all’altezza delle mie capacità, perché era servita allo scopo, restituire dignità e umanità al nostro pubblico, regalare loro pace e speranza.”
 
CRIPPA – ONNIS- IL FOTOGRAFO DI AUSCHWITZ
“La notte è la cosa migliore della nostra vita al campo, perché siamo liberi di sognare quel che vogliamo. Nessuno, nemmeno i tedeschi, è ancora capace di controllare i miei sogni e io sogno spesso di incontrarmi di nuovo con voi. È un sogno meraviglioso e doloroso, perché mi fa sentire come se fossi a casa, libero…”

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