“Femmina di lume”, vita e miracoli di una cortigiana onesta e di un predicatore nell'Europa del Cinquecento
Di Valeria Ventura
Diverse persone che hanno letto il mio romanzo mi hanno chiesto cosa mi ha ispirata.
Due cose principalmente. La prima è stata una casa medievale alta e stretta, ancora esistente a Perugia, dove ho immaginato che potesse abitare, chiusa lì dentro chissà per quali motivi, una donna di molti secoli fa. È la casa dove, nel romanzo, faccio vivere la mia protagonista femminile, la giovane Ruth. L’altra è stata una visita alla chiesa di Sant’Agostino, sempre a Perugia, dove è passato due volte, tra il 1510 e il 1511, proprio Martin Lutero durante il suo viaggio di andata e ritorno da Roma e dove ha celebrato messa. Martin Lutero a Perugia! Un’occasione ghiotta. E di questi due personaggi, uno di invenzione e l’altro realmente esistito, ne ho fatto i protagonisti del mio romanzo.
E, a questo proposito, vorrei soffermarmi sull’importanza, per uno scrittore di romanzi storici, dell’aggirarsi per i luoghi dove intende ambientare le proprie storie e respirarne una sorta di genius loci. Guardare quello che è rimasto e immaginare quello che non c’è più, aiutandosi, naturalmente, con documenti e mappe coeve. L’ho fatto a Perugia e l’ho fatto anche a Ferrara, dove ho percorso quella parte della città che era stata il ghetto ebraico. Mi serviva vedere e immaginare, aggirandomi in quei vicoli e guardando quelle altissime case, dove sarebbe passata e dove si sarebbe rifugiata la mia protagonista in fuga.
Fare tutto questo per me è stato un grandissimo piacere. Certo, bisogna amare l’antico e la storia che vecchi edifici, vecchi muri e vecchie strade che hanno racchiuso in sé tante esistenze, ancora ci possono raccontare.
Valeria Ventura
Femmina di lume
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